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Un'altra operazione all'insegna dell'immagine... e del
portafogli. La storia dell'Alitalia è una fotografia molto precisa di come
funziona il capitalismo italiano targato Berlusconi. "Siete dei
patrioti" dice il presidente del Consiglio per motivare i venti capitani
coraggiosi guidati da Roberto Colaninno e Corrado Passera. Coraggiosi forse è
una parola grossa, basta osservarli da vicino come fa l'autore in questa
documentata ricostruzione per capire perché hanno aderito all'invito di
Berlusconi. Tutti lavorano in settori a contatto con il governo o con la
politica: autostrade, aeroporti, ferrovie, costruzioni, giornali, appalti
pubblici, investimenti nel settore immobiliare, sanità, assicurazioni, finanza,
ciclo dei rifiuti. Acquisendo crediti verso il governo, la ricompensa è certa.
Più che capitani coraggiosi, capitani molto furbi.
Ai "patrioti" va la parte sana della
vecchia compagnia pubblica, i debiti rimangono allo Stato e ai vecchi piccoli
azionisti privati, mentre i settemila dipendenti in esubero vengono
parcheggiati nella "bad company" (la vecchia società messa in
liquidazione dal commissario Augusto Fantozzi) con sette anni di ammortizzatori
sociali sempre pagati dallo Stato. Il pacco dono prevede anche l'esclusiva su
molte rotte nazionali grazie alla fusione con Air One. La concorrenza sparisce,
il monopolio dei «patrioti» viene blindato per decreto legge. Altro che «sfida
imprenditoriale coi controfiocchi», come la chiama Colaninno. Eppure la nuova
Alitalia oggi non va bene: il bilancio 2011 dovrebbe chiudersi in perdita con
altri dipendenti in cassa integrazione, meno aerei, meno scali, Malpensa in
crisi e con un patrimonio netto più che dimezzato. Niente paura però. I nostri
patrioti hanno pensato a tutto. Anche a vendere la compagnia all'Air France-Klm
(con il 25 per cento è già il primo azionista della compagnia) guadagnandoci
ancora e accollando ai cugini altri debiti. Addio italianità, addio afflato
patriottico.
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Gianni Dragoni è nato a Fusignano
(Ravenna) il 26 ottobre 1957 e vive a Roma, dove si è laureato in
giurisprudenza all’Università La Sapienza. È inviato del quotidiano «Il Sole 24
Ore», dove lavora dal 1985. Ha cominciato l’attività giornalistica nel 1982
all’agenzia Ansa, all’archivio elettronico e come cronista parlamentare. È
specializzato in economia, industria e finanza su temi che spaziano dalle
grandi imprese pubbliche alle privatizzazioni, dai conflitti d’interesse ai
bilanci delle squadre di calcio. Su «Il Sole 24 Ore» cura tra l’altro la
rubrica «Pay watch», che racconta quanto guadagnano i manager delle società
quotate, e su «Il», mensile dello stesso gruppo editoriale, cura la rubrica
«Poteri deboli» che mette in mostra il lato debole dei poteri forti. Nel 2009
ha vinto il Premiolino. Per Chiarelettere ha scritto due libri: "Capitani
coraggiosi" (2011)
e "La paga dei padroni" (2008), insieme a Giorgio Meletti.
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