Alla fine di aprile uscirà il nuovo libro di Claudio Costa, il mitico "dottorcosta", l'angelo dei piloti di MotoGP che racconta e si racconta senza nascondere nulla del suo modo autentico e passionale del rapporto con i suoi "eroi motociclisti", Marco Simoncelli in testa, la cui scomparsa ha ispirato un'importante parte di quest'opera. La tragedia sul circuito di Sepang è una ferita difficile da rimarginare per tutti coloro che hanno amato il Campione romagnolo, e il dottorcosta in testa che lo ha amato più di un figlio.
Laureatosi in
medicina il 3 marzo 1967, Claudio Costa ha conseguito 3 specializzazioni:
la prima nel 1971 in
Clinica ortopedica e traumatologica, la seconda nel 1973 in Fisio-chinesiterapia ortopedica e
la terza nel 1980 in
Medicina dello sport.
È figlio di Francesco
Costa (detto
"Checco") che fu uno dei più importanti organizzatori di gare
motociclistiche internazionali, nonché ideatore del Circuito di
Imola. La passione per le azioni di salvataggio nei confronti dei piloti motociclisti del futuro "dottor Costa" ebbe inizio proprio sul Circuito di Imola, il 22 aprile 1957, quando soccorse Geoff Duke dopo una rovinosa caduta alla curva delle "acque minerali" con la sua Gilera, mentre gareggiava nella classe 500 della Coppa d'Oro Shell. In quell'occasione, riuscì a trarre in salvo il pilota trascinandolo fuori dalla pista, oltre che a spostare la moto dalla traiettoria dei concorrenti.
In occasione
della "200 miglia di Imola",
organizzata dal padre nel 1972, Claudio Costa ed alcuni colleghi suoi amici
appassionati di motociclismo, si offrirono per fornire assistenza sanitaria ai
piloti in caso di caduta.
L'innovativo
servizio venne talmente apprezzato che i piloti del Circus cercarono di convincere il dottor
Costa e il suo team a seguirli su tutte le piste del motomondiale e, come egli stesso ammette, la
squadra di giovani medici e fisioterapisti si fece convincere «senza troppa fatica».
Tra i primi a comprendere l'importanza di avere un esperto di quel genere a
bordo pista fu Giacomo Agostini che,
nel 1974, volle avere il dottor
Costa al suo fianco in occasione del debutto americano alla 200 miglia di
Daytona.
Per i primi anni
il servizio venne espletato raggiungendo in automobile i vari circuiti con
borsa medica al seguito, ma nel 1976 il dottor Costa immaginò di poter
disporre d'un automezzo appositamente attrezzato per interventi di primo soccorso anche complessi, adatti per
fronteggiare le crisi post-traumatiche iniziali e consentire un più sicuro
trasporto in ospedale.
L'idea venne
sottoposta all'amico del padre Gino
Amisano che finanziò interamente
l'iniziativa, dando vita
all'ormai celeberrima "Clinica Mobile". Da oltre trent'anni Claudio Costa è la figura medica di riferimento dei piloti motociclisti, divenendo molto conosciuto ed apprezzato anche dagli appassionati di questo sport.
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