Commedia in due atti: Ditegli sempre di si

Autore: Eduardo de Filippo

Napoli, 1927

Michele è finalmente uscito dal manicomio dopo un anno di cure intense. Ritorna a casa dalla sorella Teresa, e già dai primi contatti col “mondo normale”, evidenzia una guarigione, per così dire, approssimativa. Egli, infatti, prende alla lettera tutto quel che gli si dice, manifestando il bisogno di precisare bene il “significato delle parole” (… c’è la parola giusta, usiamola, sennò mi confondo …), parole che gli ”altri” utilizzano con una disinvoltura che lo disorienta. Ha poi acquisito (e se ne meraviglia), probabilmente grazie alle cure, una “capacità di ragionamento” che diventa per lui abitudine ricorrente, al limite dell’ ossessione. Nel suo muoversi in questo mondo “normale”, provocherà equivoci e scambi di persona al punto da far credere morti (Vincenzo) o pazzi (Luigi) altri personaggi, ma anche riuscendo in una riconciliazione tra due fratelli, in rotta da oltre dieci anni. Nel finale, opererà una sorta di “transfer”, individuando nella testa di un attore/poeta da strapazzo, (Luigi, che ha occupato la stanza di Michele in casa della sorella Teresa durante la sua permanenza in manicomio) la sede del male (la follia) e gli proporrà la cura (cura che probabilmente riserverebbe a sé stesso): non potendo scacciare il male dalla testa, si può, però, isolare la testa, insieme al male, dal resto del corpo (… dov’ è la sede del male? La testa? … la nostra terapia, che consiste nell'isolare il male nella sede stessa, rendendolo, così, inoffensivo, al rimanente del corpo).Per fortuna del povero Luigi, Teresa, la sorella di Michele, interverrà al momento giusto.

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Interpreti: Compagnia filodrammatica “ULTIMA QUINTA

La compagnia filodrammatica ULTIMA QUINTA è nata dalle ceneri della compagnia ATTORI PER CASO, che negli scorsi anni ha portato in scena lavori di De Filippo, Fayad, Roberto, per le sale, per lo più di parrocchia e dei centri sociali, del circondario e di Bologna. Attualmente propone una messa in scena di “Ditegli sempre di si” di E. De Filippo, cercando di dare maggiore risalto agli spunti di discussione, ma senza perdere di vista quella che è l'idea di teatro, ovvero: trascorrere un paio d'ore, col sorriso sulle labbra, dimenticando per un po' quel che c'è fuori dalla sala.