CHI MANOVRAVA LE BRIGATE ROSSE?” Articoli, saggi, inchieste giudiziarie, sentenze, testimonianze: abbondano analisi e ricostruzioni sulla più potente e sanguinaria organizzazione terroristica italiana, le Brigate rosse. Eppure sono ancora molte le lacune, i passaggi non chiariti, i personaggi rimasti nell'ombra. Con questo libro, il giudice Rosario Priore  e il giornalista Silvano De Prospo tentano di colmarne alcune. Lo fanno collegando a doppio filo la storia delle BR, sin dai suoi esordi, con quella di un gruppo di persone di cui ancora troppo poco si è scritto: Corrado Simioni, Duccio Beno e Vanni Mulinaris, fondatori agli inizi degli anni Settanta del Superclan - misteriosa organizzazione clandestina nata come costola delle Brigate rosse - successivamente riparati a Parigi, e qui diventati insegnanti di lingue in un istituto, il centro Hyperion, su cui grava da decenni un sospetto: che fosse un centro di coordinamento dell'eversione internazionale. Attraverso un meticoloso lavoro sulle fonti storiche e giudiziarie il libro riesce a dare riscontro fondato all'ipotesi che le BR non agissero in autonomia, ma che dietro all'organizzazione si muovesse un reticolo d'interessi legato al terrorismo internazionale, agli apparati dello Stato italiano, al lavorio incessante dei principali servizi stranieri. 


priore.jpgRosario Priore, magistrato, per oltre un trentennio, fin dai primissimi anni Settanta, quando arrivò come giudice istruttore al Tribunale di Roma, ha seguito molti dei casi di violenza e terrorismo (interno e internazionale) più importanti della storia giudiziaria italiana: dall'eversione nera ad Autonomia operaia, dal caso Moro alla strage del DC9 ITAVIA caduto ad Ustica, dagli attentati palestinesi al tentato omicidio di Giovanni Paolo II. Ha pubblicato inoltre “INTRIGO INTERNAZIONALE - Perché la guerra in Italia. Le verità che non si sono mai potute dire” e “ATTENTATO AL PAPA”.

 

 

 

L'Italia è un Paese che protegge i testimoni? Partiamo dalla strage di Ustica. Le conclusioni dell'inchiesta giudiziaria riguardante la strage di Ustica ipotizzavano un vero e proprio attacco aereo. Un attacco armato, condotto da aerei militari contro altri aerei militari. Una scena di battaglia aerea, c'erano da una parte aerei che avrebbero dovuto avere una funzione di protezione di un viaggio importante in quella serata e in quello spazio aereo, e poi quelli di un paese terzo che compie una sorta di aggressione armata nei confronti di questi aerei. Il disegno non si realizza perché gli aerei che dovevano essere aggrediti viaggiavano nascosti alla vista vera, essendosi posti sotto o in coda all'aereo civile che costitutiva la massa che dava l'unica risposta alla mappa del radar. Questo dal punto di vista tecnico.
Rispetto alle morti sospette ritengo probabile che ci sia stato un intento di impedire il raggiungimento della verità. Le morti sospette sono state indicate dalla stampa in molteplici occasioni. Nel tempo sono emerse diverse ipotesi, che con il procedere dell'inchiesta sono cadute. Alcune, però, hanno lasciato un'ombra molto spessa di sospetto.
Senza alcun dubbio le morti di elementi importanti per la ricostruzione del cielo radar di quella sera, (sia nei confronti del luogo di caduta del Dc9, sia al riguardo del luogo di caduta del Mig) sono un grande danno per l'inchiesta. Senza alcune morti, molto probabilmente sarebbe emerso qualche particolare in più rispetto alla strage di Ustica.
Che Paese è il nostro per un testimone di giustizia? L'Italia è un Paese in cui è difficile proteggere i collaboratori, sia perché i testimoni - le persone che possono riferire elementi utili alle inchieste - sono tanti, sia perché molti di questi testimoni vivono in ambienti dove obiettivamente è difficile proteggerli. Prendiamo ad esempio i testimoni di episodi di criminalità organizzata: queste persone vivono negli stessi ambienti dove la criminalità organizzata esercita il suo potere, un potere quasi totalitario sulle società di queste zone. Proteggerli diventa difficilissimo. Basti ricordare le risposte date dagli abitanti di Casal di Principe in occasione dell'ultimo arresto eccellente, quello di Antonio Iovine. E' stata lampante la totale omertà dei cittadini che venivano interpellati.